ho letto i due libri di Mark Owen: No Easy Day e No Hero. Ho scaricato e giocato i due ultimi Medal Of Honor. Fra i due media naturalmente c’è l’oceano: le prime sono memorie belliche vissute in prima persona, i due MOH sono due videogame dedicati all’intrattenimento, che al confronto, nonostante il set sia perlopiù il medesimo, sono vera e propria fantascienza.
Non c’entrano nulla l’uno con l’altro ma nella mia testa tutto si mischia e tutto si influenza come come se fosse un unico universo narrativo pieno di crossover: nel multiplayer di medal of Honor Warfighter c’è la mappa del complesso dove venne trovato Bin Laden, si chiama Zero Dark Thirty, Maya Lambert è la Jane di No Easy Day, i SEAL del DEVGRU e il Tier 1 in MOH, Dusty personaggio fittizio e reale allo stesso tempo.
Quando studiavo Storia dell’arte ci insegnavano che ogni fatto va analizzato per quello che è, riducendo al minimo la presenza della nostra soggettività. Nella vita comune ciò non succede mai, nella nostra mente e nei nostri tutto si tiene e non siamo mai veramente oggettivi, tutto ciò che è reale è narrazione e viceversa.